Un 2015 all’insegna della confusione

La tormentata elezione del nuovo Capo dello Stato

A tormentare il Natale e ovviamente le prossime settimane del nuovo anno, il quesito sul Quirinale, visto che oramai le dimissioni di Giorgio Napolitano sono irrevocabili. L’occasione è tale che ognuno ha ragione di dire la sua. L’ex segretario del pd Bersani, ad esempio, ha ricordato che il prossimo capo dello Stato dovrà essere "autonomo". Forse che Napolitano non lo era? Sarebbe interessante capire bene, questa rivendicazione di autonomia. Se essa si intende dai partiti, servirebbe qualcuno che non ha tessere in tasca, per maggior sicurezza. Se invece Bersani si riferiva ad una pretesa autonomia dall’accordo fra Renzi e Berlusconi nel cosiddetto patto del Nazareno, le cose sono molto più complesse. Almeno si richiederebbe che l’elezione del capo dello Stato prescinda da quell’accordo e di conseguenza possa superarlo, consentendo di configurare, in questo modo, un nuovo quadro politico. Non è un caso che sia stato Bersani a sottolineare questa esigenza, è il leader del pd che cercò l’accordo con Grillo proprio sull’elezione del capo dello Stato, nonostante avesse fallito anche nella proposta di governo. Può essere che quello schema venga considerato allora precoce ed oggi attuale. Notiamo solo che quando un Parlamento boccia un’ipotesi politica e una candidatura alla presidenza della Repubblica, se si vuole riproporre entrambi, meglio affidarsi ad un Parlamento diverso. Per questo la nostra preoccupazione è puramente costituzionale dato che oramai le interpretazioni date sulla costituzione sono le più eccentriche. Sempre Bersani ha detto che Renzi dovrebbe essersi accorto di non poter guidare da solo il Paese è che sarebbe meglio farlo in due, alludendo al prossimo Capo dello Stato. Dal che uno si chiede quale idea abbia della Costituzione Bersani, perché il capo dello Stato non ha compiti di guida del Paese, ma solo di garanzia. Se si vuole che il capo dello Stato ed il presidente del consiglio, insieme, guidino il Paese, ecco che siamo di fronte ad una svolta costituzionale profonda, che ci conduce diritti al semipresidenzialismo francese, aspirazione di revisione costituzionale più che legittima. Quello che invece non sarebbe legittimo, è eleggere un capo dello Stato come garante dell’attuale ordinamento e pretendere che contribuisca al governo del paese con il premier. Purtroppo questa è una soluzione pretesa anche da Grillo quando lamenta che Napolitano ha firmato tutte le legge che gli sono state proposte. Ma se i testi delle leggi sono compatibili con la costituzione, il capo dello Stato, non ne giudica il contenuto, si limita ad emanarlo. Sarebbe stato utile che questa pretesa riforma dell’istituto del capo dello Stato, proveniente da due importanti settori del Parlamento e trova anche altri sostenitori, si fosse discussa a tempo debito ed in una apposita sede. Ecco invece una discussione in ordine sparso, in modo sommesso e tale da inficiare tutto il percorso del prossimo capo dello Stato, fomentando confusione su confusione. Fenomeno che si accompagnerà allo stesso già esistente sulla legge elettorale. Passato il natale prepariamoci ad un 2015 di ulteriore caos.

Roma, 22 dicembre 2014